Informazioni personali

Una mente nostalgica che butta sempre un occhio al passato e l'altro pure! Affetta da Anglofilia acuta, divoro compulsivamente serie tv, musica anni '90 e la mia wishlist libresca copre esattamente la distanza da Thornfield Hall a Magrathea.

3 ott 2011

INVISIBILI #1: I Leningrad cowboys


Eh si. Ci sto prendendo gusto. Sarà che ho più tempo a disposizione per i  cazzeggi vari, sarà che in questo periodo sono più nostalgica del solito, sarà quel che sarà. Fatto sta (azz che rima!) che ho deciso di inaugurare una serie di post sui miti musicali della mia gioventù che, o sono scomparsi dalla piazza ma continuano ad essere in attività o non se li filava nessuno pure allora, ma che per una fortuita coincidenza ho avuto il piacere di conoscere.  Inauguro la serie con dei personaggini dallo stile tutt'altro che sobrio, e qui mi riferisco in particolare al trucco, parrucco e vestiario. Li ho scoperti grazie a un altro personaggio, pure lui poco sobrio, ma qui mi riferisco al tasso alcolemico nello specifico, che ho avuto il piacere di conoscere più di qualche anno fa. Non proprio ai tempi in cui Berta filava, ma tipo quando ancora internet non era così diffuso come lo è adesso e per intrattenere una "relazione"...cough cough....con una persona,  ci si scriveva delle lettere.   Vabbè, senza andare per le lunghe, un bel giorno mi arriva, insieme alla lettera, un pacchettino che contiene una cassetta. Nella lettera il tizio in questione mi spiega che quello è uno dei suoi gruppi preferiti. Ci fosse stato già Lost, all'epoca, mi sarei sentita come Kate che esce dalla tenda di Sawyer e si vede recapitare la mixed tape di Phil Collins, ma io all'epoca non colsi il gesto carino.
Anche perchè i tizi che erano raffigurati sulla copertina della cassetta, sembrava mi osservassero sfottendomi, con quella loro capigliatura strana, un misto tra la "Signorina Carlo" della Marchesini con la "cofana" ammosciata , Elvis dopo una notte insonne e Ace Ventura pettinato a colpi di petardi.
Insomma, mi fosse arrivata pure a me una cassetta di Phil Collins, di Bryan Adams, che so... Bon Jovi ecco, mi sarei sciolta come un'ecodose nel cestello della lavatrice ma... ma questi CHI SONO??
Presto detto. Infilo la cassetta nel buon caro vecchio mangianastri e TAC!  Amore a primo ascolto!
Questi strani tipi fanno un rock da paura! Sono degli ottimi musicisti che accostano chitarra elettrica e balalaika in modo geniale: te la fanno sembrare facile e tu ci credi! Ma da dove arrivano? "Chi li ha sciolti?"- direbbe un mio caro compaesano (n.b "sciolto" nello slang del mio paese means "slegato", "lasciato andare"). I Leningrad Cowboys sono finlandesi, cantano in inglese, "suonano in russo" e ci sanno fare. Voce solista che non ha nulla da invidiare a certi leader di gruppi rock, hair rock o hard rock, che dir si voglia, degli anni '80:  in pratica Joey Tempest degli Europe gli fa un baffo a 'sto qua, anzi un ciuffo gli fa!
 Poi scopri che hanno avuto più o meno lo stesso destino dei Blues brothers e vai in brodo di giuggiole.
I Leningrad cowboys infatti, proprio come la famosa blues band, sono stati lanciati da un film: un'opera del  finlandese Aki Kaurismaki, regista molto apprezzato dagli addetti ai lavori. Poi hanno proseguito la loro carriera sull'onda di quel successo, tanto da arrivare a suonare nella piazza principale di Helsinki acompagnati nientepopodimenoche dal Coro dell'Armata rossa di Mosca. Negli anni '90 parteciparono anche agli Mtv music awards e se all'inizio cercarono di farsi conoscere pubblicando per lo più cover di pezzi famosi, pressapoco quando mi arriva la mixed tape, iniziano a pubblicare canzoni inedite.
Di una in particolare vorrei parlare, una bellissima ballata, che si intitola proprio "Leningrad".
Allora mi metteva una tristezza inspiegabile addosso. Ancora non ci capivo granchè d'inglese ma quello che percepivo era un profondo senso di nostalgia.
"Leningrad" è stata scritta più o meno negli anni successivi alla caduta dell'U.R.S.S, l'ex Unione Sovietica,  e quella nostalgia che coglievo era forse tipica di chi andando incontro al nuovo, all'ignoto, si sentiva un pò smarrito.
La canzone parla appunto di quello che potrebbe essere un militare, un profugo o qualsiasi persona che, dopo molto tempo, torna a casa, in quella città che lui ha sempre conosciuto come Leningrado ma che ora tutti chiamano San Pietroburgo.
Si rende conto che tutto è cambiato ma lo accetta comunque "It's no one fault's that the times have changed" . E se da un lato teme cio che il futuro gli può riservare dall'altro non vede l'ora di scoprirlo.
L'avessi capito allora il senso, non avrei avuto una così bassa considerazione del mio "amico di penna", altro che Phil Collins! 

FORTUNA IN ITALIA :  i Leningrad sono conosciuti, oltre che nel loro Paese, principalmente nei paesi dell'Est, in Germania e in Austria ( su quest'ultimo Paese dò la mia parola....cough cough...).
In Italia li abbiamo sentiti negli ultimi tempi, probabilmente non sapendo chi fossero, grazie a una pubblicità di un noto operatore di telefonia mobile che ci ha sfracanato i maroni  col suo Life is now!
La canzone è "Happy together", brano originariamente dei Turtles, ma che i Cowboys interpretano alla grande come solo loro sanno fare.
Mi pare d'aver detto tutto quello che mi sentivo di dire. Vado a riguardarmi il video di Leningrad e a dare un 'occhiata al sito ufficiale dei Cowboys. Sniff sniff.

Pace & sobrietà
Stay tuned and thank you very MANY! (cit.) 


http://www.leningradcowboys.fi/







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