Informazioni personali

Una mente nostalgica che butta sempre un occhio al passato e l'altro pure! Affetta da Anglofilia acuta, divoro compulsivamente serie tv, musica anni '90 e la mia wishlist libresca copre esattamente la distanza da Thornfield Hall a Magrathea.

20 lug 2012

"Pensiero, dove hai le radici?"

Oggi, nel mio paese d'origine, è festa grande.
Si festeggia il santo patrono, Sant'Elia, il profeta che, secondo quanto si legge nella Bibbia, scomparve rapito da un carro di fuoco.
Da bambina rimanevo incantata dai racconti che gli anziani del paese erano soliti condividere con i più piccoli in questo periodo.
Molti di questi, mi rendo conto ora, intrisi di credenze popolari ma accompagnati sempre da un grande sentimento d'amore nei confronti del loro personale tramite con le sfere più alte dell'Empireo.
 Persino chi non è propriamente un credente ha una personale devozione per la figura di questo santo.
Ho capito col tempo che questo sentimento è qualcosa che va al di là della fede, anzi, la trascende.
Questo sentimento spiega perché alle sette di un caldo mattino di luglio ho deciso di scrivere di Elia il Tisbita.
Sono cresciuta in una famiglia cattolica, ho frequentato assiduamente l'oratorio, partecipato attivamente alla vita religiosa del mio paese, non mettendo mai in dubbio ciò che mi veniva detto.
 Poi tante cose sono cambiate, ma certamente non è questo ciò di cui voglio parlare.
Vorrei descrivere invece qualcosa di diverso, quel qualcosa che lega fortemente noi che siamo lontani ai compaesani che in questo momento stanno assistendo, dopo i colpi di mortaretto che l'annunciano, alla prima messa del mattino. Quella cosa che non puoi comprendere appieno finché non sei lontano abbastanza. E' come quando per apprezzare meglio un quadro che hai di fronte devi fare qualche passo indietro per godere meglio della sua bellezza .
A chi ne ha fatti parecchi di passi indietro quello che vede piace molto.
 Vede la sua terra, le sue radici, vede qualcosa in cui si identifica totalmente.
Si può chiamarla fede o senso d'appartenenza.
Sai chi sei, da dove vieni, e questo t'identifica ovunque ti trovi.
Non è una cosa scontata.
Molte persone passano una vita intera a capire chi sono, a trovare il posto cui sentono di appartenere.
Io stessa, che ho un pò le radici sparse per il mondo, so che la persona che sono oggi deve molto alla ragazzina che è cresciuta nella terra di Sant'Elia.
Quindi oggi per me, come per tutti i peschiciani nel mondo, è un giorno particolare.
Ho addosso quella brutta nostalgia  che ti assale quando a Natale sei lontano dalla tua famiglia, solo che oggi non è Natale.
E quindi adesso chiuderò gli occhi e sarò lì, di nuovo bambina, in mezzo al fiume di gente che attraversa il Corso Garibaldi. Sentirò il profumo dello zucchero filato e delle mandorle zuccherate. Dovrò alzare la voce mentre chiedo a papà di comprarmi il palloncino perché c'è troppa gente, un brusio infinito. Poi lui me lo legherà al polso altrimenti volerà via come quello giallo lì in alto in alto. Poi andrò alla processione e la banda suonerà "L'Orientale" di Nino Ippolito. Raggiungeremo la nonna in chiesa dopo aver visto i fuochi d'artificio perché le devo chiedere quella cosa...
 Eccola! E' al secondo banco a destra, come sempre.
"Nonna, com'è la faccia di Sant'Elia quest'anno? E' felice o è arrabbiato? "
 E la nonna mi risponderà che devo guardare io stessa, che le sue gote sono rosa, che sembra quasi sorridere, che non ha il volto scuro e che sarà un buon anno. Poi accompagneremo la nonna a casa e aspetteremo insieme agli zii e ai cugini che arrivi l'ora dei fuochi grandi, quelli sul porto, mentre mi sbuccio un ginocchio rincorrendo mia cugina. Durante i fuochi mi guarderò intorno. Quanta gente! Tutti affacciati ai balconi, alle terrazze, seduti sui muretti che costeggiano la strada che scende al mare. Fa freschino e ho un pò sonno. Adesso si va a casa a dormire ché domani è ancora festa.
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L’origine del culto di Sant’Elia avrebbe origine dal 970 d.C., quando i primi abitanti di Peschici, di origine slava, (“pès” o “pèsc” fa riferimento al suolo sabbioso) si misero sotto la protezione del santo, la cui devozione avevano importato dall’Oriente.
Narra una leggenda che, che un giorno del 1597, la punizione divina si scagliò su Peschici attraverso carestia, siccità e calamità naturali. Una immensa nuvola di cavallette oscurò il sole, minacciando di distruggere orti, vigneti, campi, oliveti. Gli abitanti allora “spolverarono” la statua del santo, da anni dimenticata, e la portarono per le vie del paese, ma in via Castello un vento impetuoso di libeccio sollevò anche le tegole delle case costringendoli a tornare precipitosamente in chiesa a pregare perché il santo li proteggesse. In meno di un’ora tutto cessò, l’aria si rasserenò e il sole riprese a splendere. Uno strato nero di cavallette, abbattute dal vento provvidenziale, giaceva sul lido della marina. Così dal 1597, la Chiesa Matrice, fu dedicata a Sant’Elia, Patrono.
(fonte: www.statoquotidiano.it)

11 giu 2012

LiberaMente: stream of consciousness in una giornata ventosa

"Come stai?" "Nella mia testa, benissimo" mi verrebbe da rispondere quando mi si pone questa domanda.
Anche se spesso me ne esco con un "Bene!" falso come una banconota da due euro. Poi dovrei dare spiegazioni e non sempre si può essere esaurienti.
Ma chi sta davvero bene d'altronde? Chi non ha problemi e vive sereno? Nessuno che io abbia il piacere di conoscere. Chi è libero di fare e agire come vorrebbe o come sarebbe meglio per se stesso e per le persone che ama? C'è sempre un ostacolo, materiale o ideologico tra noi e quella libertà. Non  siamo liberi, non lo siamo mai stati e non lo saremo mai. E lo sappiamo. E brava! Hai fatto la scoperta dell'acqua calda, mi si potrebbe dire. Va bene, ma sarò almeno LIBERA di parlarne? Scusate se mi prendo questa LIBERTA' ma se c'è un posto dove ancora possiamo esserlo interamente, liberi, è nella nostra testa. E io ne voglio approfittare, l'ho sempre fatto e sempre lo farò.
Liberi di sognare, liberi di creare, liberi di mandare a quel paese chi ci sta sulle scatole e ridersela di gusto, liberi di  percorrere chilometri in un battito di ciglia, in questo mondo o in uno che non è mai esistito finché non l'abbiamo pensato o che è stato pensato dalla mente di qualcun'altro. Questo non vuol dire vivere con la testa fra le nuvole o rifugiarsi in un altro posto per non vivere questa, di vita. Non vuol dire nascondersi per sfuggire alla realtà o alle responsabilità. Vuol dire invece trovare un modo, un atteggiamento, per affrontare meglio ciò che ci fa stare peggio. Vuol dire prendere la forza, l'energia, lo spirito giusto per non farsi sopraffare dai dolori, dalle sconfitte, dai rimpianti. Vuol dire sorridere anche quando vorresti piangere, viaggiare quando non puoi permetterti neanche una serata al cinema, sconfiggere il male in tutte le sue forme con la tua arma invisibile, per non permettergli di averla vinta. Mai.
Non mi avrete mai, care magagne mie della vita. Non più. Né ora, né mai.
Vanesio, immaturo, sognatore, debole, aggettivi che spesso vengono rivolti a chi si costruisce quest'armatura per sopravvivere nella giungla dell'esistenza terrena. Non sapete cosa vi perdete, dico io.
Prendersi sul serio non ha mai portato a nulla di buono. Quando cadi fa più male e rimettersi in piedi costa il doppio. Io, per ora, me ne vado fischiettando in qualche luogo che ancora non so e poi domani andrò a lavorare, a fare la fila alle poste, andrò in ospedale , andrò a un funerale, andrò a firmare le carte per il divorzio. Piangerò, darò i pugni a un muro, non avrò un euro nel portafogli fino alla fine del mese, non potrò fare nulla per far star meglio un caro che è malato ma non mi piangerò addosso e non mi rassegnerò perché nella mia testa io sono viva.  La mia bacchetta non sarà fatta di legno di sambuco ma è molto più potente e il bello è che nessuno me la può togliere. Neanche tu che pensi sapere tutto. Neanche tu che pensi di essere potente. Neanche tu che pensi che il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Ah ah ah, "una risata vi seppellirà"...e forse anche un drago vi incendierà, un mago vi rimpicciolirà, una strega vi maledirà, un folletto vi inseguirà, un gigante vi....AD LIBITUM

Pace & fantasia
Stay tuned

13 apr 2012

"Parola cortese e mano al cappello non costano nulla e giovano assai"

Così recita il proverbio. Mi fosse venuto in mente ieri l'avrei usato al momento opportuno. Si sa però che di fronte ad un gesto o una parola sgarbata vengono in mente più che altro espressioni meno gentili e che con la buona creanza poco hanno a che fare: consigliare al tuo interlocutore di andare a farsi un viaggio in un certo paese o chiamare in causa i suoi congiunti defunti pare non siano azioni annoverate tra le regole del bon ton. Di più si rischia di mettersi allo stesso livello del suddetto infimo essere e alla fine la maleducazione regna sovrana e incontrastata come sempre. Di norma, se non si è proprio fumantini di carattere, una buona dose di self-control mette fine alla faccenda o la rimanda a data da destinarsi.   Si, la sto prendendo larga. In questo momento mi fumano ancora le orecchie e sono indecisa se continuare a scartavetrare i tasti della tastiera con le unghie o cancellare tutto, piazzare un bip enorme su questo spazio bianco e andare a dare due testate al muro nella speranza che mi passi. Siccome ci tengo alla mia salute, negli ultimi tempi poi è stata già messa a dura prova da forze esterne di ignota provenienza, tenterò di proseguire.
L'antecedente risale a ieri pomeriggio. Dopo aver preso accordi telefonici per l'ennesimo colloquio di lavoro mi reco sul posto all'ora stabilita e chiedo del signor X  al quale la signorina Y, al telefono, mi aveva indirizzata. Sul posto trovo il signor Z ( e già a questo punto qualcun altro al mio posto avrebbe iniziato a far fischiare la valvola di sfogo della sua pentola a pressione/cranio) che, dopo avermi scambiata per una cliente che stava aspettando e aver appurato che trattasi in realtà di scambio di persona, va "alla ricerca del signor X perduto".
 Lo scorgo, trafelato, in lontananza. Già noto che mi guarda in cagnesco ma il mio sorriso sulla faccia non accenna a sparire finchè : "Eh ma lei non doveva venire qui, io non ho tempo adesso!" recita scocciato.
Accenno un : "Come scusi?"   "Lei doveva recarsi al posto tal dei tali e parlare con la signorina Y". "Veramente è stata proprio lei a dirmi di venire qui, a quest'ora, e parlare col signor X, è lei il signor X?"   "Si, sono io". Con nonchalance gli porgo la mano facendogli così notare che prima di vomitarmi addosso il suo altezzoso esordio poteva spendere due secondi due per presentarsi. Vabbè, si vede che è uno stacanovista e che due secondi avrebbero significato una palata di carbone in meno*. Senza degnarmi di uno sguardo si dirige verso il telefono e intuisco che sta per chiamare la signorina Y la quale, ri-intuisco dal faccione soddisfatto del signor X,  ha confermato di avermi riferito di presentarmi al posto tal dei tali e parlare con lei!  Inizio a sentire il sangue pulsare nelle vene del collo. Ora, questo posto tal dei tali io non so neanche dove si trovi, gli faccio notare, e se gli accordi erano quelli la rintronata signorina Y avrebbe quantomeno dovuto dirmi come fare per arrivarci. Ma, perchè c'è sempre un ma, accade che questo posto tal dei tali sia un rinomato locale del posto e, a quanto pare, io dovevo già saperlo di mio dove fosse situato nel mondo. Ovviamente ci sono arrivata sempre per deduzione a questa conclusione, elaborando il per nulla modesto ghigno del signor X. La cosa ancor più sconvolgente è che non ho chiamato io per questo lavoro! Hanno chiesto il mio numero a qualcuno che conosco perchè, caro signor X, in quel posto dove io e lei abbiamo conversato amorevolmente io ci ho lavorato per cinque anni e un pò di gente l'ho conosciuta e si vede che, grazie al cielo, hanno conservato di me un bel ricordo. Morale della storia : la signorina Y, che nel frattempo ha chiesto di parlare al telefono con me, mi lascia il suo recapito, non senza avermi fatto notare che avevo sbagliato io , e mi invita a richiamarla per fissare un altro appuntamento perchè "alla fine è lei che deve vedere quando ha tempo". Come come come??? Pensavo che da un momento all'altro venisse fuori la scritta "Scherzi a parte" e mi informassero che il signor X fosse in realtà un attore di cabaret che per sbarcare il lunario gestiva un paio di locali della città...ma non è apparsa nessuna scritta. Piuttosto è scomparso il signor X il quale, mentre ero al telefono, si è dato alla macchia lasciandomi in compagnia del signor Z, l'unico componente della combriccola che perlomeno si è mostrato educato. Eh, l'educazione appunto. Anche ammesso che avessi sbagliato io, cosa che sono certissima non sia accaduta, ci sono modi e modi per dirle le cose. E anche quando ti girano alla velocità della luce, caro signor X, dal momento che fai un lavoro in cui sei a contatto col pubblico, tu proprio per questo mi insegni che bisogna respirare profondamente, contare almeno fino a tre, e poi proferire parola. Inoltre non sono venuta a cercarti l'elemosina, egregio signor X, mi hai chiamato tu! Trattandomi con quell'aria di sufficienza mi hai convinta una volta per tutte che i nostri "colloqui" siano finiti qui. Anzi, sono certamente finiti qui dato che il numero del tuo famoso locale tal dei tali è finito nella spazzatura assieme agli avanzi di cibo della cena che ieri sera mi è andata di traverso. . Stamattina, a mente fredda, ho pensato che forse avrei dovuto chiamare. Insomma non ho un lavoro al momento e non posso permettermi di scegliere, ma se le premesse sono queste non mi immagino il resto. Poi mi è tornata in mente la sua faccia e con gli occhi iniettati di sangue mi sono detta che, va bene tutto, però di essere presa per il culo dal signor X non ne ho proprio voglia. Nonostante tutto pare che il fato voglia premiare la mia calma e il mio contegno: domattina ho un altro colloquio. Ho fatto ripetere, alla persona all'altro capo del telefono, per ben tre volte il posto e l'ora: la prova definitiva che uno non può autoimpazzire ma è sempre colpa di qualcun'altro.

Può capitare di perdere la pazienza, certo, capita a tutti ma si può sempre chiedere scusa. Signor X me lo potevi dire in un altro modo che non era il momento giusto, non c'era neanche bisogno di dirmi che ti sei sbagliato a farmi venire lì  a quell'ora e che non hai calcolato i tempi ma resta il fatto che hai sbagliato i modi e ci hai rimesso solo tu. Io ho perso un'ora della mia vita per te ma ho incontrato, uscendo dalla tua porta, persone che non vedevo da un pò e che erano felici di rivedermi; tu hai perso una eventuale collaboratrice che perlomeno sa un pò come funzionano le cose lì . Purtroppo non consiglierò a nessuno di venire a lavorare da te o a mangiare nel tuo famoso locale. Vedi? Bastava una parola in meno o una in più. Sarò educata ma sul rancore ci devo lavorare ancora molto.

Pace & buona creanza
Stay tuned

* (Da WIKIPEDIA)
Lo stacanovismo (o stachanovismo)[1] è un particolare sistema di divisione ed organizzazione del lavoro ideato da un operaio sovietico del bacino del Don, Aleksej Grigor'evič Stachanov. Quest'ultimo, infatti, estrasse con una tecnica di sua invenzione 102 tonnellate di carbone, pari a quattordici volte la quota prevista, in meno di sei ore.
La sua immagine fu utilizzata allo scopo di aumentare la produttività di tutti i lavoratori, con l'obiettivo non secondario di "dimostrare al mondo" l'efficacia del sistema del lavoro socialista; il suo esempio diede vita al cosiddetto stacanovismo, l'aumento della produttività individuale unita all'ideazione di nuove tecniche di lavoro. Culmine dell'ideologia produttivistica dell'industrializzazione forzata, l'emulazione stacanovista divenne un fenomeno di massa. Essa comportava premi di produzione e nello stesso tempo costringeva gli operai a raggiungere gli indici di produzione dei migliori.


Per estensione in italiano la parola stacanovista indica, se usata fuori dal contesto originario dello stacanovismo, una persona che per una qualsiasi ragione si sottopone regolarmente a ritmi estenuanti in una certa attività, chi lavora in modo indefesso (spesso con ulteriori connotazioni negative, come la mancanza di rispetto per la propria persona):

5 apr 2012

" I gufi non sono quello che sembrano" -pensierino della giornata-

Capita molto spesso di rivedere, da "grandi", dei film horror che da bambini ci hanno spaventato così tanto da non farci dormire la notte. E molte volte riguardandoli adesso ci si ride su. Un pò perchè l'età ci rende meno suggestionabili, un pò perchè ormai siamo abituati agli effetti speciali realizzati in computer grafica, 3D e via dicendo, oppure perchè negli ultimi anni certi remake hanno distrutto dei miti che ormai si erano radicati nel nostro immaginario. Insomma, per un motivo o per un altro,  personaggi come Freddy Krueger, Pennywise, Chucky la bambola assassina non esercitano più quel tipo di fascino del terrore che non ci permetteva di prendere sonno. Perchè è così che andava: nonostante sapessimo bene che la notte non avremmo chiuso occhio...li volevamo vedere comunque! Se poi il papà ci vietava di guardarli...alleluia. Eh si, come no. Prova a dire a un bambino "questo NO!" e lui farà di tutto per arrivarci. Il trucco era sempre lo stesso: far finta di dormire. Credo di aver visto dozzine di film facendo finta di dormire, anche perchè, fortunella io, l'unica televisione si trovava nella camera, mia e di mio fratello, che però fungeva anche da salotto, o era il salotto che fungeva da cameretta...vabbè, per fungere fungeva insomma. E al mio, di papà, i films horror ci piacevano! E per questo ho avuto, in ordine: paura di rimanere intrappolata in un televisore (vedi "Poltergeist"), di venire uccisa nel sonno dal già citato Freddy, e che la mia bambola preferita non si lasciasse più pettinare (vedi la già citata Chucky). Il primo film horror che ho guardato da sveglia, o meglio, non da finta addormentata, lo ricordo benissimo. Ero a casa di amiche di scuola a giocare. Proposta dell'amichetta, nonchè padrona di casa : "Vi va di guardare "un film di paura"?? Risposta: "Uuuuuhhh, no, paura, nooo!" Che tradotto voleva dire: si, dai, muoviti, metti su quella videocassetta. Si trattava di "Opera", film di Dario Argento, e chi l'ha visto può capire perchè da quel momento in poi ho iniziato a temere anche gli aghi!
Beata giovinezza...Tremavi al solo pensiero che un tipo mascherato ti potesse inseguire con una motosega e ora te la fai addosso quando il postino suona due volte per lasciarti la bolletta del conguaglio del gas. Come cambia la paura! Ultimamente ho riguardato molti film del "mio" passato, alcuni solo per la soddisfazione di poterli vedere senza divieti e devo ammettere che ci sono dei personaggi che, anche se non propriamente horror, mi creano dei problemi ancora adesso: il criminale de "Il silenzio degli innocenti", per citarne uno. Non il buon vecchio Hannibal, ma proprio il serial killer, quello che si confezionava il tailleur in fresco lana di pelle umana per capirci. Ogni volta che rivedo l'attore, Ted Levine, in qualche altro film, non riesco a non associare la sua faccia a "Buffalo Bill"...brrrrr! E nonostante il suo faccione rassicurante, Kathy Bates, dopo "Misery non deve morire" con me ha chiuso. Però ce n'è uno più di tutti che ancora oggi ha esattamente lo stesso potere che ha avuto su di me la prima volta che l'ho visto. Ancora oggi, alla veneranda età di trenta e passa, quell'uomo mi paralizza al solo pensiero. Non riesco neanche a nominarlo e guai a guardare "quella serie lì" da sola in casa se so che prima o poi "lui" apparirà.  Un aficionado di "quella serie lì" lo avrà già capito dal titolo del post. Si, lo confesso, ho scritto questo post nella speranza di esorcizzare la mia sempiterna paura di...Bob di Twin Peaks!! E la risposta è no. La foto NON la metto. Beccatevi Sarah Palmer!


Diane, sono le 18.10 di giovedì 5 aprile. Credo di aver appena rivelato qualcosa che un giorno o l'altro qualcuno potrebbe sfruttare a suo vantaggio per mettermi fuori gioco. Non so, potrei aver commesso una grave ingenuità. Ma c'è una cosa che mi turba più di tutte in quanto essere umano: come fanno a sparire i soldi dei partiti senza che nessuno si accorga di niente?

Pace & inquietudine
Stay tuned

30 mar 2012

Non guardarmi: non ti sento! -Riflessioni notturne semiserie-

Soffro d'insonnia. E' ufficiale. Sarà la primavera, mi dicono. Sarà  la matassa aggrovigliata dei pensieri che dà un pò mi porto dietro e sarà pure un pò colpa di quest'allergia, dico io,  ultimo acquisto tra i miei malesseri cronici. Tant'è. Eccomi qui alle cinque del mattino a rovesciare sulla tastiera pensieri sconnessi e chissà quali altre idiozie nella speranza che la noia colpisca me per prima e mi conduca dritta dritta da Morfeo. Ma pare che per ora siano Eris e il suo caos a farmi compagnia.Uomo avvisato...
Il perchè ho scelto di intitolare questo post accazzo (cit.Giudappeso ) con il titolo di una divertentissima commedia con Richard Pryor e Gene Wilder è presto detto: sto sperimentando i benefici dell'indifferenza, una sorta di agopuntura dell'anima direi, che per ora sortisce effetti inaspettatamente positivi. A differenza dell'antistaminico fuffa che mi hanno rifilato per curare l'onnipresente rinite, questa funziona a dovere. Però ci vuole impegno. L'arte dell'indifferenza va coltivata nel tempo e comincia solitamente con una rottura netta...una rottura di sfere perlopiù. Più precisamente quando ti accorgi di dare troppa importanza al modo in cui la gente vorrebbe farti vivere la TUA vita dimenticandoti che proprio perchè la vita è TUA dovresti farne quel che ti pare. E' proprio allora che le sfere vorticose ti fanno rinsavire e dici : Sapete che c'è? Adesso faccio a modo mio...ca...ehm....oibò!
Però bisogna crederci. Innanzitutto bisogna eliminare dal proprio vocabolario alcuni verbi . Verbi come rimuginare ad esempio. Poi, soprattutto, bisogna reindirizzare una certa gamma di emozioni in altre direzioni, in poche parole incazzarsi si, ma per... una bolletta troppo salata, ad esempio,o per il fatto di pagare un pieno  allo stesso prezzo di un foulard di Hermès, tanto per dire. Non certo farsi venire il sangue acido perchè un parente o chicchessia ti dice che dovresti iscriverti a pilates piuttosto che guardare i cartoni animati. Intanto si chiamano "anime" , per precisare la cosa alla Sheldon Cooper ( di "The big bang theory") maniera. Se non sai neanche come si chiamano non sto neanche qui a spiegarti che l'animazione o i "cartoni" se preferisci, proprio quelli giapponesi che guardavi anche tu da piccolo, non sono un prodotto ad uso e consumo esclusivo dei bambini.  Ci sono "cartoni" che davvero non vorresti far vedere a tuo figlio, fidati!
E se ancora insistessero, obiettando che "però un pò di movimento ti farebbe bene", fateli impugnare un bel playstation move e fate partire il  "The Michael Jackson Experience" su una console . Se gli rimane un altro pò di fiato sarà per dire...basta!  " Eh, ma tu vivi nel tuo mondo..." potrebbero dirvi. Bene, tu vivi nel tuo allora e non mi frantumare le sfere. Io nel "mio mondo" lavoro come te (quando ce l'ho il lavoro, s'intende), rispetto i miei impegni come te, ho i miei problemi come te e impiego il mio tempo libero per fare quello che piace a me, proprio come te! Se preferisco stare in casa, la sera e spararmi tutta la serie dei film degli X-Men piuttosto che andare a fare l'happy-hour nel locale tal dei tali sono affari miei. Non vengo certo a dirti che fai male ad andare a ballare al sabato sera mentre invece potresti trascorrerlo leggendo un bel libro di Douglas Adams dopo aver vinto una sfida all'ultimo sangue a " Pro evolution soccer"! Se trovi più divertente ballare a incontro ravvicinato con le ghiandole sudorifere altrui nessuno ti dice niente. Non so distinguere un Caravaggio da un Rembrandt, non per questo mi permetto di dire ad un appassionato d'arte di passare la sua domenica pomeriggio a guardare la prima serie di Twin Peaks piuttosto che "andar per mostre"! E finora ho preso solo esempi leggeri perchè se poi passiamo agli appunti fatti alla vita privata...amen. I "dovresti sposarti", gli "è ora di fare un bambino" e l'orologio biologico bla bla bla sono all'ordine del giorno. Non voglio mettere al mondo una creatura solo perchè al mio orologio biologico tra qualche anno inizieranno a scaricarsi le batterie, non voglio sposarmi solo perchè "ormai è il momento". Probabilmente domani verrò colta da un irrefrenabile desiderio di maternità e allora sarà il momento. Come può accadere che tra qualche giorno io e il mio compagno andiamo in comune a fare i documenti e ci sposiamo il giorno dopo in" jeans, maglietta e faccia acqua e sapone" (cit. Nino D'Angelo) e scappiamo in Honduras a farci mangiare dalle zanzare. Può accadere di tutto ma lo decido io, noi in questo caso, come e quando. Davvero, grazie per il pensiero. Ecco, quando hai smesso di farti tutti questi discorsi, quando decidi di non dare più spiegazioni allora sei a cavallo. Se volete la prova definitiva che ormai padroneggiate l'indifferenza come D'Artagnan la spada basta un semplice test : se alla domanda  "Ma quando ti sposi?" il tuo cervello risponde :-----------! , sulla tua faccia regna sovrano il ghigno del già citato Sheldon, e dalla tua bocca escono distrattamente parole come: "L'anno prossimo!" allora, CE L'AVETE FATTA!


Pace & self-control
Stay tuned                                                                                                                                                                    

7 mar 2012

Serie tv e nippocazzeggio : metodi alternativi per dormire sereni #1

Si, ho latitato. Ho praticamente saltato a piè pari post natalizio, quello dei buoni propositi per il nuovo anno, quello puccioso di San Valentino e quello pulcioso di Sanremo...ed eccomi qua di nuovo. Fresca come una rosa? No, incazzata come una iena piuttosto visto che per Natale sotto l'albero ho trovato un bel regalo inatteso: la disoccupazione.
Vabbè, inutile farne un dramma...tanto sono in buona compagnia, purtroppo.
Quindi tra una ricerca infruttuosa e una stampa di CV, tra imprecazioni e crisi di nervi e la constatazione che se avessi studiato da saldocarpentiere a quest'ora probabilmente starei già lavorando, ho ri-trovato la cura per scacciare i brutti pensieri e distrarmi un pò. Insomma meglio andare a letto con l'immagine vivida  di uno zombie che sbrana il malcapitato di turno che non ritrovarsi a rimuginare sull'ennesimo annuncio a cui nessuno ti ha risposto: la prima immagine è di sicuro più confortante. Ma, come da titolo, cerco di andare per ordine. Inizio parlando di  quelle serie tv che ultimamente hanno catturato la mia attenzione e che mi sento più o meno di consigliare a chi come me ama distrarsi in questo modo per non nuocere a se stessi e al mondo circostante.


The walking dead
Piccola premessa: Tutti noi  abbiamo seguito almeno una serie televisiva. Ci siamo affezionati ai personaggi e abbiamo condiviso con loro gioie e dolori, ci siamo immedesimati in questo o quell'altro personaggio.
 Chi come me poi è figlio degli anni '80...arrivederci!  Ne abbiamo da raccontare...
Poi siamo cresciuti, è arrivato J.J Abrams e abbiamo imparato a bestemmiare!
Eh si, lo ammetto: anch'io faccio parte della folta schiera degli orfani di Lost.
Quelli che alla fine della 6x16 hanno imparato a lanciare anatemi anche in coreano stretto e che, giurin giurello, "nonguarderomaipiùcascasseilmondo  una che sia una serie tv...neanche i Simpsons".
Ma quando uno nasce "malato seriale" queste affermazioni valgono quanto una promessa da marinaio (ecco mi viene in mente or ora che grazie alla mia latitanza mi sono anche salvata da un eventuale post su Schettino & friends...deo gratias!),così ben presto ho dovuto riempire il vuoto lasciato da Jack e compagni.
Diciamocelo, di serie come Lost non ne vedremo più per anni,se mai ne rivedremo, a prescindere dalle delusioni che uno può aver avuto. Però, nel frattempo, si può, in qualche modo riempire quel "vuoto".


Tra i vari tentativi uno è andato più o meno così : girovagando su internet alla ricerca di un buon film che trattasse di zombie, che assieme a scenari post-apocalittici, viaggi nel tempo, universi paralleli e vampiri costituiscono i miei principali interessi televisivi, di lettura e via dicendo, mi imbatto in un fumetto : "The walking dead"...wow!
Cerco un film e mi ritrovo a leggere un fumetto: emozioni che avevo dimenticato.
Mentre divoro un volume dopo l'altro, e qui il verbo ci sta a pennello, pare che ne faranno una serie tv...doppio wow! E così fu. Insomma, senza che allungo il brodo, sto alla 2x11 della serie.
E' chiaro che adattare un fumetto allo schermo non è un'impresa facile, soprattutto se bisogna poi trasporre delle scene particolarmente violente e un linguaggio non proprio oxfordiano. Se poi ci metti il fatto che la serie è un prodotto americano sarà ancora più difficile vedere teste mozzate a tutto spiano, atti sessuali espliciti e imprecazioni da scaricatore di porto...quello solo gli inglesi possono permetterselo! Ma questo è un altro discorso che affronterò più avanti se riesco a non perdere il filo del discorso .
Dovessi fare un elogio della serie di sicuro partirei dal fatto che morti-viventi di tale fattura in giro non se ne vedevano da un pò.
Intendo veri crawlers, lurkers o come diavolo li volete chiamare,insomma zombies puri, quelli che piacciono a me : lenti, schifosi, lamentosi, affamati, punto. Nè esseri superveloci, nè strani incroci con vampiri o razze aliene, nè tantomeno innamorati...(pare che nel frattempo abbiano partorito anche questa "strana" concezione di non-morto, che poi tanto strana non è se si pensa al "bisinisss d' o vampir 'nnammurat" alias Edward  ). Complimenti vivissimi poi a chi si occupa del trucco: un lavoro, secondo me, riuscitissimo.  Di questi esseri ben truccati se ne vedono pochi a dire la verità, non tanto nella prima serie, dove la vostra "fame" dell'orrido sarà ben appagata, ma in questa seconda che è un pò più incentrata sui rapporti umani o disumani a seconda. D'altronde l'idea del fumetto, nonostante le critiche mosse agli autori della serie tv, è proprio questa: in uno scenario apocalittico come si comporterebbe l'uomo nei confronti dei suoi simili, sopravvissuti come lui? Chi è la vera minaccia? Al centro degli eventi c'è quindi l'uomo. Lo zombie funge spesso da personaggio secondario diciamo, un mezzo per far emergere quei temi su cui, credo, l'autore voglia farci riflettere. E' questo il punto da tenere a mente se non si vuole rimanere delusi da questa serie o dal fumetto stesso. Se vi piace il genere uno sguardo alla serie io ce lo darei, ecco. Se vi piace il genere il fumetto non potete perdervelo!

Misfits
Avete presente "Heroes", altra serie che ha forgiato nuove leve di bestemmiatori professionisti?
Ecco, scordatevela! Questi supereroi non riescono a salvare neanche se stessi, figuriamoci il mondo! Però che ridere! Questa è una serie prodotta dagli inglesi per cui qui valgono tutte le regole che non valevano sopra.
Protagonisti sono cinque ragazzi che per scontare vari crimini, più o meno gravi, fanno servizio sociale.
 Qui si beve, si bestemmia e si tromba. D'altronde gli adolescenti inglesi, e non solo direi, questo fanno e perchè questi supereroi dovrebbero essere diversi visto che 'sti poteri neanche li volevano? A seguito di una tempesta tutti loro se ne aggiudicano uno. Si va dalla telepatia alla manipolazione del tempo, poteri di tutto rispetto, fino alla ben più strana capacità di...far passare i latticini dallo stato liquido allo stato solido! Ma che potere è??  Beh, detto così fa ridere ma di sicuro c'è che  può avere degli effetti devastanti! Lungi da noi il pensiero che ci venga data una spiegazione scientifica dell'evento che ha scatenato tali poteri...manco pé niente! Vedremo piuttosto i nostri ragazzacci usare, più o meno male, le loro capacità acquisite e combinarne di tutti i colori. Non saprei davvero come catalogare questa serie. Di sicuro l'elemento sovrannaturale non è marginale, ma neanche così centrale, drammatico lo è ma ti fai anche un sacco di risate, soprattutto se si ha la buona volonta di guardarlo in lingua originale, magari coi sottotitoli, perchè l'essenza di questa serie, secondo me, sta proprio "nell'inglesità" dei personaggi . Non gli inglesi a cui siamo abituati noi bensì quelli che popolano i sobborghi, che hanno a che fare con problemi seri quali la droga, la criminalità, la mancanza di un lavoro o addirittura di una casa e, nonostante tutto, trovano comunque il modo di divertirsi, sò ragazzi alla fine...
In questo contesto si ambientano le vicende dei Misfits, i reietti coi superpoteri.
Al momento in Italia stanno trasmettendo la terza serie. In programma ce n'è una quarta...io non vedo l'ora.
Consigliatissima.

Alcatraz
Questa è proprio la prova che il "malato seriale" va curato.
"Oh,hai sentito? Pare che Ggei Ggei Abbrams ha sfornato un'altra serie??";
"Seeeee, non ci penso proprio a seguirla!! Neanche lo voglio sentire nominare guarda! "
" Dice che  pure qua ci saranno strane cose...viaggi nel tempo pare...cose così..."
"HiHi, figurati! Devo ancora capire come facevano ad arrivare i viveri sull'isola...tsk tsk!"
" Eh ma pare che c'è  pure il tipo di Jurassic Park..."
"Ma chi? Il professore?"
" Si si! E pure..."
" E pure chi?"
" JORGE GARCIA!!"
".........Ok lo guardo".
Ecco come va a finire. Ecco perchè chiedo all'organizzazione mondiale della sanità di prenderci in considerazione. Siamo malati è inutile negarlo. E pure recidivi. E io lo fui. Non è che questa serie mi stia facendo impazzire, sia chiaro...però vuoi mettere Jorge Garcia versione Hurley 2.0 che gestisce un negozio di fumetti e ne sa  una più del diavolo riguardo alla prigione di Alcatraz, luogo da dove partono tutti gli interrogativi della serie? Diciamo una versione nerd del sopravvissuto all'Oceanic 815? Impagabile!
Si tratta di episodi autoconclusivi e, per il momento, la trama orizzontale viaggia alla velocità di un bradipo addormentato...tipico di Ggei Ggei. Però se la si prende a cuor leggero è tranquillamente seguibile. Insomma io non mi aspetto niente. Mi godo Jorge e buonanotte. Già buonanotte! Mi addormenterò pensando che almeno il Dr. Soto, alias Jorge Garcia, un posticino nel suo negozio di fumetti non me l'avrebbe di certo negato...viste le referenze!


Pace & occupazione

Stay tuned