Informazioni personali

Una mente nostalgica che butta sempre un occhio al passato e l'altro pure! Affetta da Anglofilia acuta, divoro compulsivamente serie tv, musica anni '90 e la mia wishlist libresca copre esattamente la distanza da Thornfield Hall a Magrathea.

20 lug 2012

"Pensiero, dove hai le radici?"

Oggi, nel mio paese d'origine, è festa grande.
Si festeggia il santo patrono, Sant'Elia, il profeta che, secondo quanto si legge nella Bibbia, scomparve rapito da un carro di fuoco.
Da bambina rimanevo incantata dai racconti che gli anziani del paese erano soliti condividere con i più piccoli in questo periodo.
Molti di questi, mi rendo conto ora, intrisi di credenze popolari ma accompagnati sempre da un grande sentimento d'amore nei confronti del loro personale tramite con le sfere più alte dell'Empireo.
 Persino chi non è propriamente un credente ha una personale devozione per la figura di questo santo.
Ho capito col tempo che questo sentimento è qualcosa che va al di là della fede, anzi, la trascende.
Questo sentimento spiega perché alle sette di un caldo mattino di luglio ho deciso di scrivere di Elia il Tisbita.
Sono cresciuta in una famiglia cattolica, ho frequentato assiduamente l'oratorio, partecipato attivamente alla vita religiosa del mio paese, non mettendo mai in dubbio ciò che mi veniva detto.
 Poi tante cose sono cambiate, ma certamente non è questo ciò di cui voglio parlare.
Vorrei descrivere invece qualcosa di diverso, quel qualcosa che lega fortemente noi che siamo lontani ai compaesani che in questo momento stanno assistendo, dopo i colpi di mortaretto che l'annunciano, alla prima messa del mattino. Quella cosa che non puoi comprendere appieno finché non sei lontano abbastanza. E' come quando per apprezzare meglio un quadro che hai di fronte devi fare qualche passo indietro per godere meglio della sua bellezza .
A chi ne ha fatti parecchi di passi indietro quello che vede piace molto.
 Vede la sua terra, le sue radici, vede qualcosa in cui si identifica totalmente.
Si può chiamarla fede o senso d'appartenenza.
Sai chi sei, da dove vieni, e questo t'identifica ovunque ti trovi.
Non è una cosa scontata.
Molte persone passano una vita intera a capire chi sono, a trovare il posto cui sentono di appartenere.
Io stessa, che ho un pò le radici sparse per il mondo, so che la persona che sono oggi deve molto alla ragazzina che è cresciuta nella terra di Sant'Elia.
Quindi oggi per me, come per tutti i peschiciani nel mondo, è un giorno particolare.
Ho addosso quella brutta nostalgia  che ti assale quando a Natale sei lontano dalla tua famiglia, solo che oggi non è Natale.
E quindi adesso chiuderò gli occhi e sarò lì, di nuovo bambina, in mezzo al fiume di gente che attraversa il Corso Garibaldi. Sentirò il profumo dello zucchero filato e delle mandorle zuccherate. Dovrò alzare la voce mentre chiedo a papà di comprarmi il palloncino perché c'è troppa gente, un brusio infinito. Poi lui me lo legherà al polso altrimenti volerà via come quello giallo lì in alto in alto. Poi andrò alla processione e la banda suonerà "L'Orientale" di Nino Ippolito. Raggiungeremo la nonna in chiesa dopo aver visto i fuochi d'artificio perché le devo chiedere quella cosa...
 Eccola! E' al secondo banco a destra, come sempre.
"Nonna, com'è la faccia di Sant'Elia quest'anno? E' felice o è arrabbiato? "
 E la nonna mi risponderà che devo guardare io stessa, che le sue gote sono rosa, che sembra quasi sorridere, che non ha il volto scuro e che sarà un buon anno. Poi accompagneremo la nonna a casa e aspetteremo insieme agli zii e ai cugini che arrivi l'ora dei fuochi grandi, quelli sul porto, mentre mi sbuccio un ginocchio rincorrendo mia cugina. Durante i fuochi mi guarderò intorno. Quanta gente! Tutti affacciati ai balconi, alle terrazze, seduti sui muretti che costeggiano la strada che scende al mare. Fa freschino e ho un pò sonno. Adesso si va a casa a dormire ché domani è ancora festa.
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L’origine del culto di Sant’Elia avrebbe origine dal 970 d.C., quando i primi abitanti di Peschici, di origine slava, (“pès” o “pèsc” fa riferimento al suolo sabbioso) si misero sotto la protezione del santo, la cui devozione avevano importato dall’Oriente.
Narra una leggenda che, che un giorno del 1597, la punizione divina si scagliò su Peschici attraverso carestia, siccità e calamità naturali. Una immensa nuvola di cavallette oscurò il sole, minacciando di distruggere orti, vigneti, campi, oliveti. Gli abitanti allora “spolverarono” la statua del santo, da anni dimenticata, e la portarono per le vie del paese, ma in via Castello un vento impetuoso di libeccio sollevò anche le tegole delle case costringendoli a tornare precipitosamente in chiesa a pregare perché il santo li proteggesse. In meno di un’ora tutto cessò, l’aria si rasserenò e il sole riprese a splendere. Uno strato nero di cavallette, abbattute dal vento provvidenziale, giaceva sul lido della marina. Così dal 1597, la Chiesa Matrice, fu dedicata a Sant’Elia, Patrono.
(fonte: www.statoquotidiano.it)

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