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Una mente nostalgica che butta sempre un occhio al passato e l'altro pure! Affetta da Anglofilia acuta, divoro compulsivamente serie tv, musica anni '90 e la mia wishlist libresca copre esattamente la distanza da Thornfield Hall a Magrathea.

15 gen 2017

Parole, immagini e suoni. Il mio 2016 #2-ANCORA PAROLE

Riprendo un po' da dove avevo lasciato per concludere in qualche modo la parte libresca del mio 2016. Vorrei parlare di tre libri che in qualche modo hanno disatteso le mie aspettative, o hanno qualche difetto che non mi ha permesso di apprezzarli completamente.
Sono romanzi per cui provo sentimenti contrastanti perché non sono state delle brutte letture in fondo, ma non mi hanno neanche convinto a pieno. Dei libri un po "meh", diciamo.

Inizio da quello che ho letto prima e che mi ha delusa di più. Probabilmente è successo perché gli facevo la corte da tempo immemore, visto il suo prezzo proibitivo. Quando me lo sono ritrovato tra le mani, scontato del 50%, ero felicissima. Finito di leggere ero arrabbiatissima.
 Ma andiamo per gradi.


 I MAESTRI OSCURI 






Titolo: I maestri oscuri
Autore: Karen Maitland
Editore: Piemme
Data di uscita: 14/07/2009
Pagine: 466



Se sulla copertina, tra l'altro bellissima, c'è scritto "thriller storico" uno si aspetta quello che c'è scritto. Sul fatto che sia un romanzo storico non ci sono dubbi. Ci sono elementi mystery, è vero, ma non fanno di quest'opera un thriller.
La parte storica invece è non solo sviluppata con maestria ma porta all' attenzione del lettore un fenomeno poco conosciuto della storia medievale: il beghinaggio.

-ALCUNI CENNI STORICI-
Nelle Fiandre, ma anche in parte della Francia e della Germania, nel corso del XII secolo molte donne sole di bassa estrazione sociale, spesso rifiutate dai conventi femminili che preferivano accogliere donne nobili, si riunivano nelle periferie delle città, pregando e dedicandosi ad attività manuali. Col passare del tempo molte di esse si riunirono in comunità, denominate beghinaggi (probabilmente dal francese begard, mendicante). In realtà le beghine non mendicavano ma producevano esse stesse ciò di cui avevano bisogno e si dedicavano a lavori manuali come la filatura e la tessitura della lana.
Queste donne non erano suore, non prendevano i voti ed erano libere di tornare alla loro vita, qualora ne avessero il desiderio. Erano una sorta di suore laiche, che vivevano in castità e si dedicavano alla carità. Molte comunità infatti si dedicavano alla cura dei malati e all'accoglienza di donne sole e in difficoltà. Le istituzioni ecclesiastiche guardavano con sospetto la nascita di queste associazioni in seno alla Chiesa, oltretutto portate avanti da donne. Furono accusate di diffondere eresia, furono represse e molti istituti furono soppressi. Molti di questi edifici però sono sopravvissuti fino ad oggi. 

Il famoso beghinaggio di Bruges, in Belgio, ne è un esempio. Nel 2002 è stato dichiarato Patrimonio dell'Unesco.
(Fonti: Wikipedia; Eresie.it; easyviaggio.com)


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Anche se in Inghilterra fu un fenomeno che non prese piede, è proprio qui che si svolgono le vicende del romanzo della Maitland. 

Qualche cenno sulla TRAMA: Siamo nel 1321, una comunità di beghine, partite dal nord della Francia, ha deciso di stabilirsi a Ulewich, fittizia cittadina inglese, per portare aiuto ai bisognosi e trasmettere così un messaggio di pace. 
La libertà che queste donne rappresentano sembra minare le certezze della piccola realtà contadina generando sentimenti di sospetto da parte dei maestri oscuri, una sorta di setta del luogo. Questi si rendono conto dell'influenza che le beghine esercitano sulla gente comune, vessata da tempo dai loro soprusi, e sentendosi minacciati dal loro potere fanno in modo di renderle colpevoli agli occhi del popolo.  Quando inizieranno ad accadere fatti inspiegabili, come uccisioni di animali, raccolti distrutti e addirittura lo scoppio della peste, verranno additate come streghe, responsabili di questi atti criminosi.  



Ciò che più ho apprezzato di questo romanzo è, come già accennato, l'aspetto storico. Sin da subito si ha la sensazione di trovarsi catapultati nel medioevo.
Ogni capitolo ci viene narrato da un personaggio diverso offrendoci così una panoramica a 360° dell'ambiente e delle vicende. L'alternanza dei vari punti di vista e la brevità dei capitoli crea un ritmo narrativo sostenuto che ci porta da un ambiente all'altro in poco tempo, conferendo all'esperienza di lettura  un taglio cinematografico. Questi punti di vista poi non sono mai scollegati uno dall'altro e, soprattutto, fanno sì che di ogni personaggio conosciamo i sentimenti, la paura, i dubbi e decidiamo subito da che parte stare. Fin qui niente da dire. 

Cos'è allora che mi ha fatto storcere il naso e non apprezzare a fondo questo libro? La nota dolente, a mio parere, è che tutte le aspettative create attorno ai Signori del Gufo, aka i maestri oscuri, vengono disattese malamente. "Much ado about nothing" direbbe il Bardo. Tutto fumo e niente arrosto dico io. L'alone di mistero che aleggia intorno a loro aumenta la nostra curiosità ma alla fine l'immagine che ci viene restituita è quella di un'organizzazione criminale locale, dei delinquenti autorizzati , niente di più e niente di meno. Inoltre quello che voleva essere il colpo di scena finale è una rivelazione telefonatissima, elemento che disturba ancora di più in un finale chiuso, a mio parere, in modo frettoloso e approssimativo. Tutta la parte mystery poi poggia su una base fantasy molto ambigua che investe pochissimo i maestri oscuri del titolo ma è appannaggio quasi esclusivo di personaggi secondari che incontreremo nel corso della storia. Gli elementi fantastici sembrano in alcuni casi mutuati dalle credenze popolari dell'epoca, e così funzionano benissimo, salvo poi evocare, in altri momenti, suggestioni che stridono in questo contesto, giacché il romanzo, sin dalle premesse, si presenta come profondamente radicato alla realtà storica descritta. Gli stessi riti dei maestri oscuri sembrano più tribali che paranormali. Insomma l'elemento fantastico, se doveva esserci, avrebbe dovuto, a mio parere, essere messo al servizio dei maestri oscuri, contribuendo a porli al centro della narrazione. 
Per questi motivi tutto l' impianto narrativo, portato avanti magistralmente da personaggi ben scritti, si dissolve in una nuvola di fumo. Si rimane alla fine con un senso di incompiutezza che mette in ombra inevitabilmente anche tutti gli aspetti positivi e apprezzati dell'opera. 

Parte di questa delusione a malincuore la devo imputare a chi ha avuto la brillante idea di scrivere sulla copertina la dicitura "thriller storico". Le aspettative che il lettore si crea, come dicevo all'inizio, vengono chiaramente disattese. Se proviamo  a dare un'occhiata alla copertina inglese, praticamente identica in quanto a grafica, troviamo invece un sottotitolo che dà indicazioni più chiare al lettore: "a novel of the Dark Ages". 
Ecco, così non mi sarei sentita presa in giro. Certo non avrebbe cancellato la delusione finale e gli  elemento poco apprezzati, ma l'avrei semplicemente imputato al mio gusto personale. 




Sui prossimi due libri cercherò di spendere poche parole, soprattutto perché sono entrambi la prima parte di un'opera in più volumi, per cui darne un giudizio definitivo adesso sarebbe sbagliato. In genere, anche se il primo libro di una saga, trilogia o quello che è non mi convince del tutto, gli do comunque una possibilità. E sarà così anche in questo caso perché, almeno in ambito libresco, sono un'inguaribile ottimista! Inoltre sono talmente famosi che non occorre che io mi spenda in fiumi di parole.

Ora, so già che se per puro caso, qualche web-errante si trovasse da queste parti e leggesse questo post mi beccherei i peggiori anatemi possibili. I testi di cui parlo infatti hanno avuto un grande successo di pubblico. Sto parlando de "l'Ombra del vento" di Carlos Ruiz Zafón e di, ebbene si, "La casa per bambini speciali di Miss Peregrine" di Ransom Riggs.
Premetto però che vale qui lo stesso discorso che ho fatto per "I maestri oscuri". 
Non è che io li reputi delle fetecchie ma ci sono degli elementi che comunque non mi hanno permesso di promuoverli a pieni voti. 

Mi spiego meglio, partendo dal primo


 L'OMBRA DEL VENTO





Titolo: L'ombra del vento
Autore: Carlos Ruiz Zafón
Editore: Mondadori
Data di uscita: 03/07/2006
Pagine: 448



Lo confesso. I bestseller mi fanno sempre un po' paura. Quando un libro diventa un successo mondiale e ne parlano tutti non so mai cosa aspettarmi. Di solito, passata l'euforia e spenti i riflettori, lo vado a recuperare, perché sono una lettrice curiosa e talvolta anche masochista. Quando ho iniziato a leggere "L'ombra del vento" non avevo nessun tipo di aspettativa né alcun preconcetto, perché mi era stato consigliato da lettori di cui mi fido.
In effetti non posso dire che non mi sia piaciuto ma non me la sento di definirlo un capolavoro purtroppo.

Un'accenno alla TRAMA : Siamo a Barcellona nell'estate del 1945. Il piccolo Daniel Sempere viene portato da suo padre, proprietario di una piccola libreria, in un posto molto particolare.
Un luogo dove vengono conservati tutti quei libri dimenticati dal tempo. Siamo nel Cimitero dei libri dimenticati, dove i libri vengono salvati dall'effetto devastante dell'oblio. Il padre di Daniel, come da tradizione, gli chiede di sceglierne uno e "adottarlo". Il ragazzo, senza esitazione sceglie un'opera di un certo Juliàn Carax, dal titolo "L'ombra del vento". 

Se c'è una cosa che amo di un libro è quando parla di altri libri. Il vero protagonista, ci rendiamo conto man mano che procediamo nella lettura, è  proprio quest'opera.
Le vite di tutti i personaggi che incontriamo si intrecciano grazie ad esso.
Daniel si sentirà talmente legato alla figura dell'autore da intraprendere una ricerca personale per scoprire qualcosa di più su questa figura che pare avvolta nel mistero. 
In questa sua impresa sarà accompagnato, tra gli altri, da Fermin Romero de Torres, un personaggio che con i suoi saggi consigli e il suo pungente umorismo mi ha conquistata sin da subito.
Ho amato tantissimo Fermin. A mio parere è il protagonista dai dialoghi più belli, più saggi e più divertenti di tutto il libro.



                  "Mi ascolti, Daniel! Il destino suole appostarsi dietro l'angolo,
                  come un borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti della lotteria,
                  le sue incarnazioni più frequenti.
                  Ma non fa mai visite a domicilio. Bisogna andare a cercarlo."



                 "-Torni immediatamente a letto Fermin, per l'amor di Dio.-
                   -Non se ne parla neanche. è un dato statistico: muore più gente nel 
                         proprio letto che in trincea." [...]
                   -Va bene, ma se solo solleva qualcosa più pesante di una matita, mi sentirà."
                   -"Ai suoi ordini. Ha la mia parola che oggi non solleverò neanche un dubbio."



In generale tutti i personaggi sono sviluppati bene. Spesso ci vengono forniti particolari anche di personaggi marginali. Tante microstorie che si innestano nella storia principiale. 
Tutti questi personaggi si muovono e agiscono in una Barcellona molto cupa, gotica quasi, dal cielo plumbeo. Una città immobile, avvolta nella nebbia, che rispecchia il momento storico che sta vivendo: Francisco Franco è al potere. La Spagna è sotto un regime dittatoriale. Il senso di oppressione è palpabile. Questo è forse l'aspetto che mi ha colpito maggiormente. Nell'immaginario comune  la Spagna è sempre associata ad un'idea di allegria, positività, cieli azzurri e sole a catinelle, come direbbe Zalone. 
Questo lato decadente non l'avevo mai considerato e mi ha davvero conquistata. Chiuso il libro, ho proprio desiderato immergermi di nuovo in quell'atmosfera. 

Purtroppo non posso dire altrettanto del resto. Nonostante Zafón riesca a destreggiarsi bene tra vari piani temporali e vari generi letterari (perché "L'ombra del vento" è un giallo ma anche romanzo storico, di formazione, sentimentale, comico persino) ad un certo punto l'impalcatura, talmente ricca di fatti, personaggi, trame e sottotrame, sembra crollare. A tre quarti del libro ho avuto come l'impressione che l'autore non riuscisse più a "saltarci fuori" come dicono da queste parti. 

Una cosa che poi ho trovato davvero inverosimile è che ogni personaggio che Daniel incontra, e al quale chiede informazioni riguardo Carax , sembra quasi che non aspettasse altro. 
Tutto questo alone di mistero sul suo conto e poi tutti sanno tutto di lui e non vedono l'ora di rivelarlo ad un diciottenne sbarbatello che neanche conoscono.
Questi mini racconti, in genere di diverse pagine, presi da soli, fuori dal loro contesto, sono ben fatti e in certi casi, per quanto mi riguarda, mi hanno appassionato più del romanzo stesso, ma sono inseriti malissimo all'interno dell'opera principale, in modo poco credibile. Uno su tutti, il racconto di Jacinta.
Apprendiamo poco prima che Jacinta è una donna anziana ricoverata in un ospizio. Quando Daniel e Fermin la incontrano per chiederle informazioni su Carax, la vecchina, che sonnecchiava su una sedia, ha appena un filo di voce "la voce era un soffio" ci fa sapere Daniel. Da quando apre la bocca parte un racconto di ben 19 pagine, molto dettagliato. Ora, anche ammettendo che a Jacinta fosse venuta tutta questa voglia di parlare, appurato che l'anziana donna sia lucida, può mai essere che si metta a raccontare particolari anche molto personali della sua vita a due emeriti sconosciuti? Inoltre i due non hanno molto tempo per stare lì con lei (non dico il motivo in quanto farei spoiler). Puoi sospendere l'incredulità quanto vuoi ma da qui in poi ogni mini racconto di questo tipo sarà inserito nella storia in modo maldestro e lo si avvertirà.

Il finale poi è pressoché scontato. Ci accorgiamo che tutti quei racconti non ci hanno lasciato neanche un po' di dubbio o suspence. Come se Zafón si fosse giocato subito tutte le carte e ci avesse bruciato il finale. 
Peccato davvero. Nonostante ciò Fermin Romero de Torres rimane uno dei personaggi più belli e interessanti che io abbia incontrato durante il 2016. E proprio per lui e per la cupa Barcellona credo che leggerò il seguito "Il gioco dell'angelo. Dai Zafón, sorprendimi!




Infine, e qui mi gioco ogni ipotetico follower, l'ultimo libro che non mi ha convinto tra le mie letture dello scorso anno è stato   


 LA CASA PER BAMBINI SPECIALI DI MISS PEREGRINE





Titolo: La casa per bambini speciali di Miss Peregrine
Autore: Ransom Riggs
Editore: Bur Rizzoli
Data di uscita: 2012
Pagine: 382



Ok, vado a mettermi in un angolino in ginocchio coi ceci sotto!
Mea culpa. Già, la colpa è mia. Il "packaging" del libro mi aveva dato l'idea di trovarmi di fronte ad una storia creepy alla "American horror story", per intenderci. Insomma, quelle meravigliose foto mi facevano pregustare una storia horror o che ci andasse perlomeno vicino. 
Non avendo letto la trama ne ero proprio convinta
E niente. Come non  detto. Mi sono sbagliata, ci può stare.

La TRAMA è nota a tutti, anche grazie alla recente uscita della versione cinematografica diretta da Tim Burton. Jacob Portman, a seguito di una tragedia familiare, si reca in una piccola isola gallese, per cercare un gruppo di bambini dalle particolari abilità, che vivono in una casa sotto l'ala protettiva (LOL) della direttrice miss Peregrine. Di queste persone e di questa casa il nonno gli ha parlato molte volte durante la sua infanzia. Jacob vuole così scoprire quanto ci sia di vero negli strani racconti del nonno. 

Ammetto che, nonostante mi aspettassi altro, la storia in sé non mi è dispiaciuta.
Sono ancora curiosa di sapere come va avanti, dopo il primo volume, anche perché, in tutta franchezza, non ci ho capito molto. Sarà l'età. Magari adesso che i bambini, grazie alla magia del marketing, sono diventati ragazzi, ci capirò qualcosa. Mah.
Magari mi affezionerò al piccolo Jacob, visto che tra noi non è scoccata la scintilla.
Spero che nel frattempo anche Riggs si sia affezionato a lui, visto che sentimenti da parte sua, nei confronti del ragazzo ne ho avvertiti pochini.
Detto questo, trovo interessante la parte storica riguardante il nonno e, ovviamente i bambini, insolita per un fantasy. Inoltre sono curiosa di vedere come verranno gestiti i vari piani temporali e il problema "Giorno della marmotta". Ehm, si, ci siamo capiti. Spoiler free version, la mia.
Però aspetterò in tutta calma che si decidano a stampare delle edizioni economiche perché noi povery le edizioni in kartonato non ce le possiamo permettere 11!!1! 

Dopo questo lungo polpettone, dato che si è fatta una certa, mi ritiro nelle mie stanze, sperando di non averti offeso web-errante che ti sei trovato a passare di qui e hai avuto l'ardire di andare fino in fondo a questo mio delirio scritto. Anzi, se hai voglia di smentirmi e dirmi la tua, fatti avanti. Sappi che queste sono solo impressioni personali dettate dal gusto di una lettrice sclerata con qualche capello bianco e le moppine coi pon pon.
Capito il soggetto?



Pace & onestà intellettuale
Stay tuned


                                             
























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