Informazioni personali

Una mente nostalgica che butta sempre un occhio al passato e l'altro pure! Affetta da Anglofilia acuta, divoro compulsivamente serie tv, musica anni '90 e la mia wishlist libresca copre esattamente la distanza da Thornfield Hall a Magrathea.

24 feb 2017

Parole, immagini e suoni. Il mio 2016 #3 Suoni

Ultimo post che finalmente chiude il bilancio del mio 2016 per quanto riguarda libri, serie tv e musica. Sono talmente in ritardo che sono riuscita a farmi doppiare, in senso automobilistico, anche dal Festival di Sanremo! Ma tant'è. E così come la kermesse canora, De Filippi e scimmia nuda a parte, mi è parso un po' sotto tono, così anche il mio anno musicale non ha riservato grosse sorprese. Per questo motivo è stato ancora più difficile uscire dalla mia comfort zone.
Complici le vicissitudini logoranti che purtroppo per me ho dovuto sperimentare, è stato come da tradizione per il Geppiness state of mind, un anno all'insegna della nostalgia. Niente di nuovo sotto il sole, dunque.
Come si evince dalla mia mini-biografia sono un'inguaribile nostalgica. Poi non dite che non vi avevo avvisati!
Solo che se, in genere, mi spingo indietro fino agli anni dell'adolescenza, momento in cui raggiunsi il picco di onnivorismo musicale, nel 2016 mi sono spinta oltre, approdando fino alle assolate spiagge degli anni'80. "Strade? Dove andiamo noi non ci servono strade", ma chiome cotonate e costumi sgambati a tinte fluo si!

La memoria mi ha riportato così ad una delle voci che più evocano la mia infanzia, quella di Giuni Russo.
In particolare mi sono messa alla ricerca di una sua canzone di cui non ricordavo il titolo ma che ero certa non si trattasse di una delle sue famosissime e più "commerciali" hit come "Un'estate al mare". 
E finalmente, grazie a YouTube, l'ho scovata.
Sto parlando di "Mediterranea" , singolo estratto dall'omonimo album pubblicato nel 1984. Riascoltandola ora, l'emozione è la stessa ma molto più consapevole. Questo bellissimo pezzo ha infatti quella malinconia di fondo che attrae anche l'orecchio più spensierato ma che solo con l'esperienza si può comprendere fino in fondo. Fu scritto dalla stessa Russo che, di origini siciliane, nel "primo sole" e nelle "lampare che vanno a dormire" rievoca probabilmente la sua terra d'origine. Va da sé che dopo innumerevoli ascolti sono andata alla ricerca dell'intero album, rimanendone felicemente sorpresa e accattivata. 
Brani come "Una sera molto strana" e "Babilonia" mostrano la ricerca e la voglia di sperimentare nuove sonorità da parte della cantautrice. Siamo lontani anni luce dalle canzonette estive a cui spesso si associa la sua figura ma che comunque l'hanno resa celebre al grande pubblico.
 Trovo però che proprio questo album sia un ottimo punto di partenza per conoscere ed apprezzare la vera essenza di questa straordinaria artista che purtroppo ci ha lasciati troppo presto.


Complice un mega recupero di una serie tv, mi sono imbattuta poi in quella che è stata forse la canzone dell'anno per me.
Credo di averla ascoltata a ripetizione almeno una volta al giorno da allora. Senza fare troppi spoiler, per chi ancora non l'avesse vista, nella puntata 5x02 di "Once upon a time" Henry, il più giovane tra i protagonisti, ha appena trovato il coraggio per avvicinarsi a Violet e, per rompere il ghiaccio, le porge una delle sue cuffiette dell'ipod. Parte un pezzo dall'inequivocabile sound degli anni '80 che mi manda in brodo di giuggiole.
La canzone incriminata è Only you degli Yazoo.
Gli Yazoo sono un duo britannico formato da Vince Clarke ed Alison Moyet nel 1981.
Quando mi misi a cercare informazioni su di loro il nome di lui non mi era affatto nuovo.
Vince Clarke infatti è stato non solo il fondatore, nonché primo leader dei Depeche Mode, ma anche cantautore e tastierista degli Erasure. Un pilastro del synth-pop anni '80, in parole povere. E così, svelato l'arcano, nel brodo di giuggiole poi mi ci sono tuffata in triplo salto mortale carpiato con doppio avvitamento!


L'unico che è riuscito a tirarmi fuori da questo tunnel temporale è stato un insospettabile.
Ma prima devo fare una piccola confessione.
Devo ammettere di ascoltare pochissima musica italiana, fatta eccezione per quella dei grandi cantautori e interpreti come Pino Daniele, Dalla, Ruggeri, Mango.
Tra le donne apprezzo molto la Berté, la Mannoia, la Nannini e poco altro. C'è anche un legame affettivo che mi lega a loro, perché le loro musicassette giravano in casa mia quando ero ragazzina e faranno sempre parte dei miei ricordi musicali. Mi rendo conto però di essere ignorante in materia e, a parte qualche rara eccezione, negli ultimi anni ho trovato pochi stimoli a scoprire le "novità" della musica italiana e me ne dispiaccio, in un certo qual modo. Mi rendo conto della bravura di artisti come la Pausini, Giorgia, i Negramaro ma mentirei se dicessi di ascoltarli regolarmente.
 Vasco è stato molto presente anche nella mia di adolescenza, ma poi è rimasto lì con gli 883 e i Roxette. Tra i ricordi belli, comunque.


Sull'onda degli Yazoo e del pop elettronico mi sono ricordata invece di un gruppo che ascoltavo con piacere negli anni'90 e che quelle sonorità non solo le masticava benissimo ma riusciva a trasformarle in qualcosa di più coraggioso. Sto parlando dei Bluvertigo, band capitanata da Morgan, al secolo Marco Castoldi, che tutti hanno imparato a conoscere negli ultimi anni grazie alla sua partecipazione come giudice nel talent show X Factor. 
Ebbene si, l'insospettabile è proprio lui.
Ho riascoltato con piacere brani come Cieli neri, Altre forme di vita, Fuori dal tempo. Riscoprendo quelle caratteristiche sonorità elettroniche e dissonanti, che sono un po' il marchio di fabbrica dei Bluvertigo, sono andata oltre ed ho "scoperto" la rara bellezza dei lavori di Morgan da solista.
Altrove è stata per me come l'illuminazione sulla via di Damasco.
La musica italiana, questa sconosciuta, mi investe in piena faccia con quello che è uno dei brani più belli mai scritti. Dal testo, all'interpretazione, fino agli arrangiamenti, questa canzone è pura poesia. Una di quelle che non solo non smetteresti mai di ascoltare ma che ad ogni ascolto ti fa scoprire qualcosa di nuovo, magari un particolare suono a cui non avevi fatto caso, una sfumatura nel testo che non avevi colto. Ogni volta è come ascoltarla per la prima volta.
Gli album Canzoni dell'appartamento e Da A ad A sono delle vere e proprie esperienze musicali.
E così è un po' con tutti i brani di Morgan, mai scontati, non solo nel testo ma soprattutto nella musica. Ciò che è incomprensibile è come ad un artista così poliedrico, geniale ma anche colto e raffinato venga anteposto il 'personaggio' che può piacere o non piacere ma che non dovrebbe mai sminuire la persona che solo nell'artista trova la sua piena espressione.
Giuro, mi è uscita così. Non l'avevo preparata. Mi sono fatta prendere la mano.
Effetto Morgan!

Questo excursus musicale alla fine mi ha fatto rendere conto che il 2016 così sottotono poi non lo è stato. Come nella lettura mi propongo però, per questo 2017, di ampliare un po' i miei orizzonti.

-Disclaimer-
Così come per le recensioni di libri e serie tv, ci tengo a sottolineare che queste sono solo opinioni di una semplice 'fruitrice'. Non ho le competenze necessarie per farne un'analisi critica.
 In nessun campo di quelli sopracitati posso definirmi un'esperta.
Scrivo di ciò che mi piace e non mi piace solo in base ai miei gusti PERSONALI.
Che nessuno si senta offeso insomma. Vengo in pace.






Pace & chiome cotonate
Stay tuned





2 commenti:

  1. Non ricordavo male, scrivi meravigliosamente. Sarà anche che parli di musica e la cosa mi coinvolge moltissimo.
    Brava! Continua così ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Addirittura!Grazie Lu! Detto dalla mia prima guru musicale fa ancora più piacere ;)

      Elimina